Chi siete, cosa votate, che disastro…

Claudio Riccio
6 min readSep 23, 2022

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Una svogliata dichiarazione di voto.

Ci giro intorno da giorni. Inizio a scrivere qualche frase, poi desisto. Senza alcun entusiasmo mi preparo per andare a votare. Ancora più svogliatamente mi impongo di scrivere queste righe.

Ho sempre pensato che “il voto è segreto” fosse una sciocchezza. Ovvio che chi è in condizioni di ricattabilità ha il diritto di riservatezza su quel che sceglie nell’urna, ma credo che sia bene che chiunque faccia la propria dichiarazione di voto, si prenda del tempo per rifletterci, provi a scrivere qualche rigo, ne parli con gli amici argomentando le sue ragioni, lasciandosi assalire dai dubbi, confrontandosi sulle diverse opzioni in campo.

In almeno due elezioni nazionali (europee 2014 e politiche 2018) sono stato candidato. Ora faccio altro nella vita, ma il fatto che anche io, che qualche ruolo l’ho avuto e che continuo ad attivarmi in reti sociali, sia assalito da dubbi su cosa fare la dice lunga su questa pessima e disastrosa tornata elettorale. Mi sono comunque imposto di scrivervi cosa ho deciso di fare domenica nell’urna.

Ecco qualche riflessione, un po’ lunga, perdonatemi :)

  • Sta per vincere le elezioni l’estrema destra. Una destra che nega il cambiamento climatico, una destra razzista, nemica delle classi popolari, contraria al salario minimo e che vuole abolire il reddito di cittadinanza, atlantista nella corsa agli armamenti, putiniana nelle relazioni internazionali. Una destra maschilista e anti abortista guidata da quella che sarà la prima presidente donna del nostro Paese, leader di un partito che non nasconde le sue radici fasciste.
  • L’estrema destra vincerà con circa 15 punti di distacco dalla coalizione del PD, stravincerà più dell’80% degli uninominali e soprattutto potrebbe avere un distacco di più di 150 seggi alla Camera e di circa 80 al Senato. Questo divario sarà figlio oltre che della scarsa credibilità delle proposte politiche alternative, anche della criminale legge elettorale voluta dal PD renziano e mai modificata in un combinato disposto con la suicida strategia di Enrico Letta.
  • Il voto utile non esiste. Letta ha scelto di impostare la retorica e la comunicazione della sua campagna sul frontismo per fermare il mostro fascista, ribadendo come un mantra “scegli, o noi o Meloni”. Ma non è stato conseguente nella proposta elettorale: con l’avallo unanime di tutto il partito e di gran parte della stampa ha scelto — rompendo con Conte — di scendere in campo con una coalizione dimezzata e non competitiva. È come se il Sassuolo scegliesse di schierare solo sei calciatori contro il Real Madrid. In una corsa in cui il 30% dei seggi si assegnano a chi prende un solo voto in più è una scelta folle che mette a repentaglio la Costituzione, una strategia di cui pagheremo tutti le conseguenze.
  • Il contesto in cui la destra sale al potere con una maggioranza enorme è drammatico: siamo sull’orlo di un conflitto globale tra potenze nucleari, i prezzi dell’energia mettono in ginocchio il manifatturiero e milioni di persone, l’inflazione galoppa e la recessione è alle porte, la crisi ecologica si manifesta in tutta la sua violenza distruttiva. Ci sono tutte le condizioni per la tempesta reazionaria perfetta.

In questo scenario terribile mi sono chiesto a lungo chi votare.

Ad agosto con l’associazione UP — Su la testa abbiamo rivolto un appello a Movimento Cinque Stelle, Unione Popolare, Sinistra Italiana e Verdi perché formassero una coalizione competitiva e credibile sulla base di un accordo programmatico con al centro salario minimo ad almeno 10 euro, un vero reddito di cittadinanza, politiche di disarmo, transizione ecologica giusta: una coalizione per il pane, la pace e il pianeta. Sono mancate la volontà politica e la generosità e si è persa l’ennesima buona occasione.

Conte ha scelto la strada identitaria, provando a cannibalizzare gli altri a sinistra, e i rancori a sinistra che rendono i gruppi dirigenti incapaci di dialogare e le speculari subalternità al PD hanno dominato la scena.

Nello scenario di coalizione avrei probabilmente votato l’opzione più radicale, Unione Popolare, sapendo che in caso di mancato superamento dello sbarramento il mio voto sarebbe stato ripartito tra gli altri partiti di una coalizione omogenea politicamente e non sarebbe stato disperso.

In un contesto sociale come quello descritto nei punti precedenti non penso si possa correre questo rischio. La guerra, la crisi, l’inflazione. Non è il tempo per opzioni elettorali totalmente velleitarie, ci serve rapporto di forza nel Palazzo e usare al meglio le nostre energie nella società.

Alla fine, non convinto pienamente di nessuna delle opzioni in campo, ho scelto di differenziare il mio voto usando le schede che ho a disposizione.

Su una scheda Alleanza Sinistra Italiana — Verdi, sull’altra Movimento Cinque Stelle.

Perché? Provo a spiegarlo sinteticamente.

Credo che non si possa lasciare l’opposizione parlamentare ai liberaldemocratici del PD e tantomeno a quei beceri individui del terzo polo, pronti a votare con la destra su riforma delle pensioni, fisco e presidenzialismo.

Serve un blocco ampio e legittimato che faccia opposizione a Meloni sui temi su cui può farsi più male: la difesa e il miglioramento del reddito di cittadinanza, la lotta per il salario minimo, la tassazione degli extra-profitti delle corporation del fossile e dell’energia. In poche parole, serve dare forza a chi può fare battaglia sul conflitto distributivo e sulla giustizia sociale.

Il modo migliore per determinare questo esito guardando i sondaggi, fiutando l’aria e analizzando gli scenari è che ci sia un grosso gruppo parlamentare che faccia riferimento a Giuseppe Conte e all’agenda con cui si è candidato in queste elezioni; più il risultato di questo 5 Stelle, guidato da Conte e senza Di Maio sarà buono e si avvicinerà a quello del PD più si salderà il posizionamento progressista del M5S e la sua evoluzione positiva dell’ultimo biennio.

Credo anche sia assolutamente necessario un presidio identitario che non soffra delle oscillazioni del Movimento Cinque Stelle e non rischi di cedere ai ricatti del suo padrone Grillo; serve che in parlamento ci sia una sinistra ecologista.

È bene che venga eletta una pattuglia — spero non troppo piccola — di persone con una storia e valori saldamente a sinistra che mantenga ferma la barra su temi come l’accoglienza, le derive securitarie, i diritti civili, oltre che ovviamente sull’agenda sociale e climatica di cui prima. Per questo motivo credo sia importante che SI Verdi superi lo sbarramento e porti avanti le sue battaglie in parlamento, come ha fatto meritoriamente all’opposizione del governo Draghi.

Non ho condiviso la scelta dell’alleanza con il PD sia nell’esito subalterno e senza fondamenta politiche, che nel percorso tentennante con cui ci si è arrivati. La mia scelta di votare su una scheda per l’Alleanza SI Verdi è resa possibile dalle candidature uninominali del mio collegio a Roma che di certo non sono gli invotabili Cottarelli e Casini.

Credo si capisca anche dalle tante righe di premessa che non sono scelte che faccio con entusiasmo, e che sono consapevole delle tante contraddizioni, ma penso che in un momento come questo sia importante votare dando una mano a noi stessi, creando condizioni migliori possibili per le battaglie future.

Non sto provando a convincere nessuno, e ho molto rispetto per chi farà scelte differenti tra le opzioni nel mio stesso campo, sperando di non trovarci mai più in questa disastrosa situazione di inadeguatezza.

Oggi è venerdì, scrivo queste righe in pausa pranzo, tra due giorni si vota, la tessera elettorale è nello zaino, ma la mia testa è già al 26 settembre, e all’esigenza di tornare a impegnarci nelle piazze, nelle organizzazioni sociali e nei partiti per dare a noi stessi e a questo Paese l’opportunità di sconfiggere l’estrema destra e cambiare davvero questo mondo in macerie.

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Claudio Riccio
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Written by Claudio Riccio

Attivista ● Creative strategist

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