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Quella assurda passione per il voto inutile

7 min readMay 25, 2022

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Esattamente 8 anni fa si chiudevano le urne delle elezioni europee. Non avevo ancora trent’anni e avevo passato i 3 mesi precedenti girando centinaia di città e paesi del sud Italia in una campagna elettorale che fu collettiva ed entusiasmante, tra le esperienze più intense della mia vita.

Non scrivo queste righe per rievocare con nostalgia quell’esperienza e quel risultato che fu oggettivamente straordinario (una campagna dal basso, senza grandi sostegni, ricevendo 21mila preferenze stampando solo 40mila santini con un tasso di conversione impressionante per cui non finirò mai di ringraziare), ma per riflettere sul nostro disastroso presente.

Sono passati otto anni da quando la sinistra (non apriamo qui la riflessione sul significato e il senso di questo termine) si è presentata per l’ultima volta in modo unitario in delle elezioni su scala nazionale. Convergevano in quella lista i principali partiti a sinistra del PD e attivisti afferenti alle principali reti sociali e di movimento. È stata l’ultima volta che la sinistra ha superato il 4%. Un caso? Io non credo.

All’indomani di quel risultato si aprì l’ennesima e imbarazzante faida interna che portò all’implosione della lista.

Potrei dilungarmi molto sul raccontare quel che successe e ancora di più sul bilancio drammatico e tragicomico della sinistra degli anni successivi.

Potremmo a lungo discutere di come sarebbero andate le cose se in quelle elezioni europee avessimo eletto persone diverse e se non fosse stata sfasciata la lista per miseri interessi di bottega incrociati. Ma gli scenari distopici mi piacciono solo su Netflix.

Una mia cara amica e compagna proponeva di scrivere un libro “costruire un mondo migliore con la gente peggiore”. Forse andrebbe fatto. Ma scrivo queste righe in pausa pranzo, mentre per dilungarmi in questo modo ci vorrebbero settimane e migliaia di battute.

Veniamo al dunque: nonostante i desiderata degli illiberali liberali italiani che vorrebbero Draghi a vita ed elezioni sospese, tra meno di un anno si terranno le elezioni politiche: la destra fascista e padronale di Meloni e Salvini si prepara a incassare la vittoria, il PD di Letta è sempre più lontano dalle nostre posizioni, la sinistra come al solito è inadeguata e impreparata.

COME SI PRESENTERÀ LA SINISTRA ALLE PROSSIME ELEZIONI?

Il quadro in estrema sintesi per chi ha giustamente smesso di seguire queste vicende è questo:

👉 Elly Schlein aveva promesso un progetto nuovo chiamando a raccolta le persone in un appuntamento nazionale il 19 marzo. Se ne sono ad oggi perse le tracce.

👉 Quel che rimane di Sinistra Italiana (con cui ho rotto dopo le politiche del 2018, ma di cui ho condiviso e apprezzato la scelta di schierarsi all’opposizione di Draghi) ragiona di una convergenza con i Verdi, una bicicletta a doppio logo da collocare nella coalizione con PD e 5 stelle.

👉 Articolo 1 di Speranza spera di riuscire a chiudere un accordo con il Partito Democratico per qualche seggio garantito, ma non è detto che in cambio non debbano presentare una listina di supporto alla coalizione.

👉 Rifondazione e Potere al Popolo più alcuni parlamentari 5 stelle fuori usciti intendono presentarsi con una lista o una coalizione guidata dall’ex sindaco di Napoli e ex candidato alla presidenza della Calabria, Luigi de Magistris.

Di fatto in una tornata elettorale molto complessa, con la crisi energetica e il rischio di stagflazione che andranno ad acuire la crisi sociale nei mesi prima del voto, la guerra e l’unanimismo bellicista nel dibattito mediatico, con la perenne ombra di Draghi e le destre che continuano ad avere un largo consenso e Meloni sempre più in alto nei sondaggi, le forze che dovrebbero rappresentare le istanze di pace, disarmo, transizione giusta e redistribuzione si presenteranno con almeno due liste separate e contrapposte che rischiano di rimanere escluse persino dal diritto di tribuna.

Non scrivo queste righe per il più classico degli appelli all’unità (se c’è una cosa peggiore dei partiti della sinistra sono gli appelli sull’unità tra i partiti della sinistra), ma per esprimere una supplica sul risparmiarci uno scenario pietoso.

“Ciao sono Claudio e non vado a un’assemblea sull’unità della sinistra dal 2017”.

Non partecipo da tempo alla vita (?) e al dibattito (?) dei partiti della sinistra e non intendo ricominciare. Ma c’è un limite.

Possibile che si scelgano solo opzioni velleitarie? Possibile che a furia di rifiutare la logica del voto utile si sia introiettata del tutto la rivendicazione orgogliosa del voto inutile?

Come sappiamo inoltre nelle prossime elezioni politiche si voterà per un parlamento dimezzato. Dalla conversione di Elio Vito a leader progressista, ai parlamentari di LeU diventati più draghiani di Goldman Sachs alla corsa verso Fratelli d’Italia: in ogni schieramento assistiamo al triste spettacolo di parlamentari che si inventano strategie sempre più disperate per garantirsi la rielezione.

Nelle scorse elezioni la fallimentare Liberi e Uguali elesse 18 parlamentari su 945. Figuriamoci che peso si potrà avere con due liste contrapposte che concorrono per 600 seggi.

A osservazioni come queste la risposta consueta sono generici “non è questo il punto, non corriamo per le poltrone”. Bello, bene. Ma allora perché ti candidi?

Chi non ha una visione corrotta del potere e si impegna genuinamente per i propri valori e obiettivi si dovrebbe candidare alle elezioni per conquistare peso politico, utile a cambiare i rapporti di forza e ottenere risultati concreti che possano migliorare la vita delle persone che si rappresentano.

Nel nostro caso dovremmo partecipare alla contesa elettorale (non io, ho già dato…) per dare risposte a chi non vive di rendita, ma deve lavorare per avere una vita dignitosa e per salvare il pianeta dalla crisi climatica e dalla follia bellicista.

Invece ci troviamo qui a esultare per la riforma del lavoro spagnola della ministra Yolanda Díaz o per l’introduzione sempre in Spagna del congedo mestruale. Risultati ottenuti presentando una proposta credibile alle elezioni e usando quel peso all’interno di una coalizione, spostando i socialisti a sinistra e costringendoli a politiche progressive. A volte vincendo, a volte perdendo (come nel caso dell’invio delle armi all’Ucraina).

In Italia il quadro è ovviamente più complesso, reso una palude forse impraticabile a seguito di anni di desertificazione della sinistra, di personale politico inadeguato, di anni di scelte antipopolari del PD nazionale che negli ultimi mesi Letta ha spinto sempre più a destra e dell’anomalia 5 Stelle.

Le coalizioni in Italia sono una farsa. Abbiamo un impianto politico proporzionale con innesti di logiche maggioritarie. Alle elezioni si presentano delle coalizioni finte, che non indicano il candidato Presidente del Consiglio e che vengono scomposte e ricomposte il giorno dopo il voto sulla base degli equilibri raggiunti in parlamento.

Nella prossima tornata elettorale il centro destra ad esempio correrà probabilmente con la Lega — Salvini Presidente e con Fratelli d’Italia — Meloni Presidente, in una competizione utile a trainare la coalizione e mettere la polvere sotto al tappeto.

Chi ha fatto campagna elettorale per strada in questi anni sa che nessuno chiede conto delle coalizioni. In tanti anni di campagne elettorali, soltanto nell’occasione della rottura Veltroni — Bertinotti il tema coalizione era un tema dibattuto fuori dalle sedi (sempre più vuote) dei partiti. Ti chiedono chi è la faccia collegata al tuo simbolo, su che temi dai battaglia e ti giudicano se sei credibile o un venduto.

Nonostante ciò il principale oggetto di discussione tra quel che resta delle forze politiche a sinistra è ancora questo “con chi vai in coalizione?”.

Non dico sia certo semplice, ma di certo aiuterebbe se a decidere come si corre alle prossime elezioni non fosse un gruppo ristretto di dirigenti ignoto ai più, con poca credibilità e molte faide interne, con organizzazioni ben poco radicate e una lunga storia di errori e insuccessi.

Il passaggio per evitare il disastro elettorale e l’ennesimo quinquennio di irrilevanza è molto stretto, ma provo a elencare alcune cose che potrebbero aiutare. Magari son cazzate, magari no. Parliamone.

🔴 definire una piattaforma molto chiara e sintetica su punti come salario minimo, congedo parentale obbligatorio, disarmo, transizione giusta, tassazione di grandi patrimoni e rendite, istruzione gratuita, matrimonio egualitario, riforma della cittadinanza…

🔴 formare su questa piattaforma un unico fronte elettorale delle sinistre, senza farsi spaccare dal tema coalizionale.

🔴 aprire le adesioni a tutte le persone interessate in modo da avere una base cui sia possibile sottoporre delle consultazioni online sulle scelte prioritarie

🔴 coinvolgere e dare protagonismo alle tante esperienze territoriali e civiche che in giro per l’Italia raccolgono consensi elettorali molto elevati eleggendo figure credibili e radicate

🔴 prendere chiari impegni di rinnovamento delle candidature

🔴 aprire un’interlocuzione con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte su punti programmatici come il salario minimo, il rafforzamento del reddito di cittadinanza e una politica di disarmo

Dopo le elezioni, sulla base dell’esito elettorale, qualora si fosse determinanti per la formazione di un governo, una volta accumulato un rapporto di forza favorevole si aprirà una consultazione e la maggioranza delle persone coinvolte deciderà come sciogliere questo nodo.

L’obiettivo dovrebbe essere semplice: avere qualche decina di parlamentari che siano in grado anzitutto di rappresentare un punto di vista e magari anche di essere determinanti per ottenere risultati concreti per quella parte di società che oggi più che mai ha bisogno di una politica di giustizia e redistribuzione.

Forse è l’unica strada sensata, di sicuro sarebbe un percorso di buon senso. Al momento è estremamente improbabile accada, ma chissà.
In passato avrei chiuso con un appello alla mobilitazione, con un “dipende da noi”. Non lo faccio più ma sosterró volentieri chiunque abbia voglia ed energie per provarci.

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Claudio Riccio
Claudio Riccio

Written by Claudio Riccio

Attivista ● Creative strategist

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